La leggenda racconta che questa chiesa sia stata costruita sopra un antico Tempio del Sole, situato nella parte occidentale di Catanzaro. Inizialmente affiliata al rito greco-ortodosso di Costantinopoli, la struttura ha subito notevoli ristrutturazioni a causa dei terremoti del 1744, 1783 e 1832, evidenti ancor oggi nel lato sinistro più corto rispetto al destro.

Durante il Regno di Napoli, l’edificio fu requisito e utilizzato come deposito per le munizioni. Successivamente, nel Regno delle Due Sicilie, fu acquistato da Luigi Varano per 320 ducati. Nel 1999, grazie all’arcivescovo di Catanzaro-Squillace, la chiesa passò sotto la proprietà della Curia e venne riconsacrata nel 2002.

Scavi archeologici condotti nella zona hanno portato alla luce numerosi reperti, tra cui sepolture, monete del XVII secolo e ceramiche. La chiesa fu la sede della Congrega dei Sarti e costituisce attualmente il luogo di culto più antico della città, attivo fin dal XVII secolo.

Al suo interno è conservata una reliquia di sant’Omobono. La chiesa è anche associata alla leggenda della setta del Curatolo, un’organizzazione criminale del XIX secolo che operava nella zona. La setta attirava le vittime con inganni, le portava nella chiesa, dove venivano assassinate e sepolte.

La struttura della chiesa si presenta con un’unica navata e una pianta rettangolare, caratterizzata da sei arcate disposte intorno al perimetro in uno stile normanno-bizantino. L’ingresso è preceduto da una gradonata e sormontato da un arco con doppio giro di conci, coronato da una trifora, oggi murata. A destra dell’ingresso si trova una monofora cieca. Sul lato destro della chiesa, gli archi composti da conci e laterizi sono intervallati da tre monofore.